IL FILO GRANATA – Il Grande Torino e l’Italia del secondo Dopoguerra

Sul Grande Torino già molto si è scritto. Le imprese e le vittorie sportive di questa compagine immensa sono vive ancora oggi, indelebili dal giorno del disastro che sul colle di Superga cancellò ogni cosa, trasmettendo direttamente al mito le gesta di Bacigalupo e compagni. Meno, molto meno, si è detto del Grande Torino sullo sfondo dei suoi tempi, della squadra e del suo miracolo non solo calcistico ma anche e soprattutto sociale. Di quanto bene quei ragazzi hanno fatto, col semplice gesto di prendere a calci un pallone, a tanta, tanta gente. Negli anni della loro gloria più fulgida – quelli dell’immediato dopo guerra – le casacche granata divennero una sorta di panacea per tutti i mali, lenimento a sofferenze protrattesi per troppo tempo. Fu grazie al Grande Torino che ai torinesi e agli italiani tornò la voglia di sorridere, la gioia di gustarsi la domenica, allineando processioni di tram chiamati a corse speciali e di biciclette, tenute insieme col fil di ferro, che puntavano dritte verso il Filadelfia. Fu con il Grande Torino che le indicibili ristrettezze e difficoltà di tempi non più devastati dalle bombe, ma dalla mancanza di tutto, vennero addolcite dai gol in rovesciata di Gabetto, dalle serpentine di Menti, dalle rocciose opposizioni ai rivali di Rigamonti e Ballarin, dalle finte, mai eguali, di Ossola. Ci fu un momento in cui i tifosi che andavano al campo dei granata non scommettevano sull’esito del match – tanto era certa la vittoria dei loro campioni – quanto sul bottino di reti che il Grande Torino avrebbe rifilato al malcapitato ospite di turno. E tutto questo era gioia pura, anche se i quattrini mancavano e cucire insieme il pranzo con la cena non era agevole. Uomini, e non ectoplasmi domenicali, erano i campioni del Grande Torino e questa loro accessibile umanità li faceva amati con una pudicizia che mai sconfinava nell’irriguardoso e nell’invadenza. Altri tempi, certo, quando anche le tifoserie, ma più in generale, la gente comune, conoscevano il valore della sportività schietta, del rispetto dell’avversario, di quello che oggi chiamiamo fair play. Un balsamo benefico, il Grande Torino, per la città e la nazione intera, un ricostituente capace di infondere allegria, capace di far scordare stenti e buste paga ridotte all’osso, capace di infondere nei cuori la viva speranza in giorni migliori. L’autore ci racconta tutto questo e lo fa con quella “passione Toro” che si avverte sincera sin dalle prime battute di queste pagine.. L’Italia era un paese piegato dalla guerra, Torino una città segnata dai bombardamenti, gli italiani un popolo umiliato e prostrato. “Ma un fiore l’avevamo…” scriveva Giovanni Arpino e quel fiore si chiamava Torino. Nella primavera della rinascita italiana del secondo dopoguerra il primo bocciolo a fiorire fu quello granata di Valentino Mazzola e compagni che, insieme ad altri grandi sportivi dell’epoca, diede agli italiani un nuovo motivo di orgoglio, speranza e fierezza agli occhi del mondo. La morte, compagna di viaggio negli anni bui della guerra, era però ancora dietro l’angolo e arrivò a falciare una squadra che era diventata simbolo dell’intera nazione.

Questo libro ripercorre in modo originale e rigoroso i dieci anni dalla nascita del progetto del presidente Novo alla morte del Grande Torino il 4 maggio 1949. Dieci anni di storia dell’Italia, di Torino, della sua gente e della sua squadra. La Torino del ’39, l’economia del paese e la vita di tutti i giorni dei suoi abitanti, l’inesorabile percorso verso la guerra e gli anni dolorosi delle bombe, fino alla liberazione e alla lenta ripresa della vita: tutto è analizzato e raccontato attingendo alla più autorevole storiografia, ai giornali dell’epoca, alle testimonianze dirette e all’ampia bibliografia granata. Uno studio storico-sociale che segue il “filo granata” delle vittorie, fino all’analisi dei processi del dopo Superga, che portarono il Toro a diventare leggenda, a diventare per sempre Grande. 

Disponibile anche in formato eBook su Amazon  € 4,99

SCHEDA TECNICA
  • Dimensione: 15X21
  • Pagine:200
  • Prezzo: Euro 16,00
  • ISBN: 9788888329925
  • con fotografie

Patrizio Pavesi è nato nel 1977 a Cremona. Laureato in Lettere Moderne, giornalista professionista, si divide tra studi televisivi e carta stampata. Ex calciatore dilettante e allenatore a tempo perso, ama raccontare il calcio giocato, ma soprattutto giocarlo. Appassionato di cani e motociclista, granata di seconda generazione, è alla sua prima pubblicazione (e alla ricerca del tempo per la seconda).