In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze. Ferruccio Mazzola parla, ma non è la rabbia a spingere il suo racconto, né il desiderio di vendetta nei confronti di Tizio o Caio. Non cerca condanne ma vuole, piuttosto aiutare a capire: in particolare i giovani che si avvicinano allo sport, quei genitori che spingono i loro figli a fare sempre meglio, magari anche dopandosi: tanto chissenefrega, vorrai mica che mio figlio ci resti secco come quel calciatore… E perché no? Doping e calcioscommesse, partite combinate e morti senza un perché: un filo spesso come una fune e maleodorante come il denaro lega atteggiamenti, misfatti e vicende di un mondo che, come sostiene Gianni Rivera: “Il calcio non è né pulito né sporco ma come tutto il resto”.
Metà anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell’Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito “difficile”, sull’ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della più grande dinastia di campioni del calcio italiano e forse mondiale.
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SCHEDA TECNICA
- Dimensione: 17X24
- Pagine: 196
- Prezzo: Euro 16,00
- ISBN: 9788888329277
- con fotografie
Ferruccio Mazzola è nato a Torino nel 1945, quando il fratello Sandro aveva tre anni e il padre era già grande, con la maglia granata. Una bomba rischiò subito di porre fine alla sua vita. Nacque sotto i bombardamenti, Ferruccio, e forse gli fu subito chiaro che per lui sarebbe stata dura. La separazione dei genitori, una grave malattia, la felicità ritrovata. Tappe che preludono a una carriera di calciatore solo discreta per motivi tutti da leggere. Ha cambiato troppe maglie, Ferruccio, ma non per propria scelta: Inter, Marzotto, Venezia, Lecco, Lazio, Fiorentina, Sant’Angelo Lodigiano, Hartford. Ha cambiato alcuni mestieri, non sempre per propria scelta e sempre fedele al calcio: giornalista, allenatore, osservatore. Ha cambiato moglie, in partenza non per propria scelta né per propria infedeltà. Non ha cambiato carattere né vita. Non baratterebbe la propria dignità con nessuna cosa al mondo. E di questo può andare fiero.
A cura di Fabrizio Càlzia